se vi piacciono le fiabe e la neve , fermatevi un attimino a leggere questa dolce fiaba ...
C’era una volta, in un paese lontano, un giovane Principe che non aveva mai visto la neve.
Molti mercanti e girovaghi gliene avevano parlato, ma lui non riusciva proprio a immaginare come fosse.
Un giorno si recò dal Re suo padre e gli disse:“Padre, prima che i miei doveri mi impediscano di muovermi liberamente, desidero conoscere il mondo e spingermi abbastanza a nord da vedere la neve”. “E’ giusto che tu conosca il mondo e la vita.
Questo ti renderà un sovrano più saggio. Anch’io alla tua età viaggiai e credo che questa esperienza ti farà bene”.
Ottenuta la benedizione del padre il giovane Principe si preparò a partire: riempì le bisacce con le cose che gli parvero più utili.
Memore dei racconti ascoltati non trascurò di prendere con sé un pesante mantello, vestiti non troppo appariscenti ma comodi e caldi, cibo e un po’ di denaro. Poi scese nelle scuderie dove fece sellare il suo cavallo preferito, salì in sella e partì.
Cavalcò molti mesi, attraversando città piene di vita dove imparò lingue sconosciute, sentì musiche capaci di evocare sentimenti e immagini, vide artigiani in grado di ricavare dal legno e dalla pietra ogni sorta di oggetto e scoprì come venivano tessuti gli abiti e costruite le case. Assaggiò cibi di cui non conosceva l’esistenza e imparò molte cose sulle piante e gli animali.
Ma della neve nemmeno l’ombra.
Un giorno arrivò in un piccolo paese di montagna dove fu accolto con cordialità e gentilezza.
Gli abitanti erano gente semplice e schiva ma in loro il Principe vide qualcosa che non aveva mai incontrato prima: placida serenità.
Il Principe decise di rimanere qualche tempo perché voleva scoprire il segreto di quelle persone. Ottenne ospitalità presso la locanda, ma i suoi soldi erano quasi finiti, perciò decise di trovare un’occupazione.
La ricerca era difficile perché la gente era cordiale ma diffidente. Alla fine fu l’oste che gli disse:“Potrai ripagarmi della camera aiutandomi qui alla locanda”.
Il lavoro era umile ma il Principe non si fece scoraggiare.
Pensava che quella sistemazione gli avrebbe consentito di conoscere molte persone e di vedere tante cose. Naturalmente non si sbagliava.
Il tempo passava, le giornate si accorciavano perché si avvicinava l’inverno, e il Principe notò che la temperatura si faceva sempre più rigida. Lui non ci era abituato e così finì per ammalarsi. L’oste, preoccupato per lui, non sapeva più cosa fare ma il caso volle che proprio in quei giorni si fermasse presso la sua locanda una Strega conosciuta in tutta la regione come una potente guaritrice.
Sulle prime la Strega si rifiutò dicendo che lei non era chi credevano ma alla fine accettò di visitare il paziente.
Dopo avergli sfiorato la fronte e averlo osservato attentamente la Strega diede all’oste alcune erbe conservate in semplici sacchetti di cuoio e si raccomandò perché venissero fatti al Principe infusi e impacchi regolari.
Dopo qualche giorno ripartì diretta verso nord e così il Principe non poté ringraziarla delle cure che lo avevano guarito.
Il Principe si ristabilì completamente ma il desiderio di conoscere chi lo aveva aiutato cresceva sempre più dentro di lui, tanto che un giorno, all’inizio dell’inverno decise di partire per cercare la Strega e ringraziarla di persona.
Seguendo le indicazioni ricevute si avviò verso nord e si inoltrò tra le alte montagne che circondavano il villaggio.
Durante il terzo giorno di viaggio dal cielo grigio cominciò a scendere una fitta cascata di farfalline bianche che andavano a posarsi sui rami degli alberi e sul terreno formando un fitto mantello che ricopriva tutto.
Il Principe si fermò ad osservare il paesaggio e dopo qualche tempo esclamò: “La neve!!!”Era così contento che non si accorse dell’avvicinarsi di un altro cavaliere: era assorto nella contemplazione di quello spettacolo sconosciuto e i passi del cavallo del nuovo arrivato erano attutiti dalla neve sul sentiero.
Il Principe si riscosse solo quando lo sconosciuto fermò il cavallo vicino al suo.“Buon giorno” salutò cortesemente ma il nuovo arrivato fece solo un cenno del capo e poi si fermò a guardare la valle offuscata dalla fitta nevicata.
Il suo volto era coperto dal cappuccio del mantello, ma il Principe avrebbe potuto giurare che la sua espressione era preoccupata.“Qualcosa non va?” si informò premurosamente il Principe, pronto a offrire il suo aiuto.
La testa dello sconosciuto non si mosse ma il Principe vide balenare i suoi occhi sotto il cappuccio. Poi una voce femminile rispose: “E’ troppo presto!”
Quelle poche parole esprimevano insieme timore, fastidio e anche un po’ di tristezza.
Il Principe non riusciva a capire; a lui quello spettacolo pareva straordinariamente bello.
Stava per chiedere spiegazioni quando la sua interlocutrice spronò il cavallo e con un gesto lo invitò a seguirla.
Cavalcarono in silenzio per almeno un’ora e alla fine giunsero in una casetta posta al centro di una radura nel cuore del bosco.
La porta fu immediatamente aperta, al loro arrivo, e un folletto tutto vestito di verde si precipitò a prendersi cura dei cavalli: li portò nella stalla, li strigliò ben bene e poi diede loro da mangiare biada e fieno.
Il Principe seguì la sua ospite all’interno della casa che non era molto grande ma decisamente accogliente.Il fuoco nel camino scoppiettava allegramente spandendo luce e calore in tutta la stanza.
Il Principe si tolse il mantello e si voltò a guardare la sua ospite che si stava togliendo anche lei il mantello. Era una donna alta, non proprio snella, coi capelli castani tagliati corti.
Il suo viso era roseo e i suoi occhi marroni emanavano una sguardo duro e intenso. Vestiva un lungo abito nero e l’unico ornamento era una catenina da cui pendevano una mezza luna e una stella.
Il Principe si rese conto con sorpresa di conoscere quel viso: la sua memoria di malato ne conservava un’immagine confusa.
Era la Strega che lo aveva guarito alla locanda. La Strega prese i due mantelli e li appese a un attaccapanni vicino al fuoco perché si asciugassero, poi si voltò verso il Principe e disse: “Così sei venuto fin qui per vedere la neve… Pare che tu sia stato accontentato con largo anticipo rispetto al normale scorrere delle stagioni.”“Se è così mi ritengo fortunato” rispose il Principe a cui era parso di cogliere un lieve sarcasmo nella voce della Strega: “Temo che gli abitanti di queste valli non possano condividere il tuo parere” sentenziò la Strega. “Perché?” volle sapere il Principe.
La Strega rimase un attimo in silenzio osservando il suo interlocutore quasi a saggiarne la curiosità; sembrava valutare se quel giovane fosse ingenuo e sprovveduto, in cerca di qualcosa di particolare o solo stupido. Alla fine disse: “La neve copre tutto, impedisce i movimenti e soffoca ogni cosa”.Il Principe si voltò verso il camino scrutando il fuoco e chiedendosi se una cosa tanto bella potesse essere malvagia come la faceva apparire la Strega.
Non seppe trovare una risposta perciò chiese, senza voltarsi: “Posso restare qui con te per constatare di persona come stano le cose?” “Se proprio ci tieni…”
Dopo queste parole il silenzio fu rotto solo dal fruscio della veste della Strega che si allontanava e il Principe seppe di essere stato accettato.
La mattina seguente il Principe trovò tutto coperto da una soffice coltre.
Della Strega non c’era traccia.Dopo colazione mise il mantello e uscì. Nel cortile trovò il folletto indaffarato a portare legna all’interno della casa. “Scusa se ti disturbo” disse il Principe. Il folletto si fermò e lo guardò in modo interrogativo, come se quella gentilezza fosse quasi fuori posto.
“E’ che vorrei vedere di persona come vanno le cose da queste parti. La terra da cui vengo non conosce la neve” disse quasi per giustificarsi.
Il viso del folletto assunse palesemente l’aspetto di un punto interrogativo.“Esiste una terra dove non nevica mai?” “Sì” “Deve essere un posto molto triste.”
“Non mi pare, ma la Strega sembra pensarla diversamente…”“Oh, non fare caso a lei. Odia la neve, ma non ho mai capito perché” “Forse perché deve viaggiare e il freddo e la neve lo rendono più difficile” azzardò il Principe.
“Non credo che sia così semplice. Nulla è semplice con lei”.
Il folletto parve riflettere per qualche momento, poi disse: “Se hai qualche minuto di pazienza ti farò vedere ciò che desideri” e svelto portò dentro altre due o tre bracciate di legna, si avvolse in un morbido mantello e si avviò rapido sul sentiero.
Il Principe lo seguì, pensando che quel suo abbigliamento tutto verde era veramente bizzarro e lo faceva assomigliare a un piccolo abete in movimento su quel vasto tappeto bianco.
Camminarono a lungo e finalmente uscirono dal bosco. Si trovarono ai bordi di un vasto campo innevato e pieno di gente.
Il Principe scrutò quei visi e ciò che vide lo rincuorò: tutti ridevano e parevano divertirsi moltissimo.
Alcuni ragazzi facevano acrobatiche evoluzioni rimanendo i equilibrio su sottilissime assi di legno, altri scendevano velocissimi utilizzando strane, piccole carrozze che il folletto gli disse chiamarsi “slitte”, altri sembravano intenti a combattere un’accanita, festosa, guerra i cui proiettili erano grosse palle di neve.
Gli adulti scendevano sui legni, gli “sci” gli disse il folletto, con maggior cautela ma non minor perizia dei ragazzi; alcuni restavano a chiacchierare godendo la calma del momenti e crogiolandosi nei raggi di sole che sputavano tra le nuvole.“Mi sembrano tutti sereni, anzi felici” notò il Principe, avviandosi a piedi verso il centro del campo.
Subito fu circondato da u gruppetto di ragazzi che lo trascinarono a giocare con loro e così passò allegramente la giornata.
Tornò a casa che era buio e non vide la Strega. I giorni si susseguirono simili; il Principe aveva fatto amicizia con molti ragazzi e spesso si trovava con loro.
Gli insegnarono a sciare, giocarono insieme, costruirono strane case di neve che chiamavano “igloo” e lo aiutarono a prendere confidenza con le “ciaspole”, specie di racchette da tennis che si fissavano sotto i piedi per fare lunghe passeggiate senza affondare nella neve
. Se nevicava forte lo invitavano a casa e così il Principe ebbe modo di conoscere i loro genitori. Anche loro, come i ragazzi, amavano la neve perché consentiva loro di riposarsi prima del duro lavoro della primavera e dell’estate.
Una sera, al suo rientro, il Principe trovò la Strega seduta davanti al fuoco del camino.
Si avvicinò in silenzio e salutò cordialmente la sua ospite e benefattrice.
Lei no mosse neppure la testa ma chiese: “Hai trovato le risposte che cercavi?” “Sì e devo dire che non sono d’accordo con te. La neve è una cosa meravigliosa. La gente l’ ama perché consente a tutti di tornare bambini”.“Già…” disse la Strega.
“Allora perché tu la odi tanto?” “Forse perché una strega non può permettersi di tornare bambina, mai!” Il Principe si voltò verso il fuoco e rimase in silenzio a pensare a ciò che la Strega aveva detto.
Quanta tristezza e rassegnazione erano racchiuse in quelle parole. Quando si girò per rispondere si accorse che la Strega si era silenziosamente allontanata.
Decise che le avrebbe parlato il giorno dopo. Ciò che il Principe non vide, mentre saliva nella sua stanza, fu il lampo di tenerezza e simpatia che balenò negli occhi della Strega che lo osservava dalla cucina.
La mattina seguente il Principe trovò sul tavolo una lettera sul cui sigillo era impresso lo stemma di suo padre. Preoccupato aprì la missiva e la lesse velocemente, poi corse a cercare la Strega.
La trovò in cortile, intenta a riporre alcune erbe essiccate in diversi sacchi che poi il folletto portava nel fienile.
Quando lo vide la Strega si fermò e lo scrutò attentamente. “Brutte notizie?” “Mio padre è gravemente malato e mi chiede di ritornare”La Strega ordinò con un cenno al folletto di sellare il cavallo, poi tese la mano e il Principe capì che voleva vedere la lettera. Gliela diede e rimase i silenzio.
Lei la sesse e rilesse con molta attenzione poi gli fece alcune brevi domande sulla salute del re. Mentre il folletto usciva con i bagagli del Principe e il suo cavallo sellato la Strega gli portò alcuni sacchetti e un foglio su cui aveva scritto, con una grafia minuta e regolare, alcune istruzioni. Diede tutto al Principe con un sorriso mesto. “Affrettati, il tuo regno è lontano e tuo padre ha bisogno di te”.
Il Principe salì a cavallo e partì senza voltarsi. Il suo arrivo a casa fu accolto con sollievo e gratitudine da tutti.
I medicamenti che la Strega gli aveva dato salvarono la vita al re ma il Principe non si allontanò più, se non per brevi periodi, perché la salute di suo padre e gli affari del regno lo impegnavano moltissimo.
L’autunno successivo ricevette un pacchetto che conteneva una piccola sfera in cui la magia della Strega aveva imprigionato una bellissima nevicata. Il regalo era accompagnato da un biglietto su cui era scritto:
“Non temere mai di ritornare bambino”